Il rendimento negativo, il pericolo bail-in, l’inflazione e le tasse faranno diminuire il vostro potere d’acquisto. Come muoversi per evitarlo?
La propensione degli italiani a tenere i soldi sotto il materasso o sul conto corrente li ha portati, solo nel 2017, a pagare sui propri risparmi una tassa occulta di oltre 10 miliardi di euro: l’inflazione, che si traduce in perdita del potere d’acquisto. Al termine di un anno eccezionale sui mercati finanziari, dove tutti i fondi hanno avuto performance positive, l’allocazione dei risparmi degli italiani non è stata il massimo dell’efficienza; un’opportunità persa. Gli italiani detengono 1.329 miliardi o in contanti o fermi sui conti correnti, entrambi strumenti a rendimento zero (addirittura con dei costi nel caso del conto corrente). Considerando che l’inflazione nel 2017 è stata dell’1,2% e che il rendimento medio dei depositi in Italia è stato dello 0,4%, si può dire che su questi 1.329 miliardi gli italiani abbiano perso almeno lo 0,8%, ovvero 10,6 miliardi di euro.
Potevano questi soldi essere investiti in maniera più redditizia? Certo. Secondo le stime di Ubs, 100 ipotetici euro del 1990 oggi equivarrebbero a meno di 60 euro a causa della perdita di potere d’acquisto. Chi ama il materasso ed il conto corrente ne dovrebbe tenere conto: se Tizio dal 1990 ad oggi ha tenuto fermi sul conto corrente 100.000 euro, oggi avrebbe un controvalore reale di 60.000 euro, al contrario di Caio che investendo nel 1990 quei 100.000 euro in strumenti finanziari oggi avrebbe un potere di acquisto quasi raddoppiato.
Gli italiani non amano l’investimento in azioni, peccato che nel 2017 sia stato il più redditizio: le azioni italiane hanno guadagnato il 19,14% e quelle mondiali l’8,1%. Gli italiani investono appena il 7,5% della loro ricchezza totale in azioni o fondi azionari, cifra ben inferiore al 42% medio delle famiglie nel mondo occidentale. Siamo un popolo prudente, ma spesso lo siamo troppo, e nel 2017 abbiamo certamente perso il treno delle Borse.
L’italiano medio si lamenta ogni giorno dell’arretratezza politica e sociale del proprio paese rispetto alle moderne economie europee, ma è il primo a contribuire a tutto ciò. Il cambio di mentalità deve venire prima di tutto da noi, i numeri degli italiani in termini di cultura finanziaria e di gestione del risparmio sono imbarazzanti se paragonati alle economie con cui quotidianamente ci confrontiamo. Ognuno nel suo piccolo dovrebbe dar vita al cambiamento, dicendo basta al risparmio fai da te e rivolgendosi non ad una banca, ma ad un professionista
regolarmente iscritto all’Albo Nazionale dei Consulenti Finanziari.